BASQUIAT JEAN-MICHEL
 
ARTISTA OPERE MOSTRE IN ASTA
 

Renè Ricard, nel 1981, scrisse di Basquiat nel suo articolo “The Radiant Child”:"Se Cy Twombly e Jean Dubuffet avessero un bambino e lo affidassero in adozione, questi sarebbe Jean-Michel".
Protagonista emblematico della scena newyorchese degli anni ’80, Basquiat è uno degli artisti più controversi dei nostri tempi.
Morto giovane, ultimo artista maledetto, Basquiat fu travolto, oltre che dalla droga, dall‘euforia tipica degli anni Ottanta che chiedeva agli artisti di produrre opere a getto continuo per consentire ai nuovi ricchi di investire i guadagni di Borsa. Ancora oggi, a quasi venti anni dalla morte, i suoi lavori e il suo linguaggio continuano ad affascinare e far discutere il pubblico e la critica di tutto il mondo.
Demetrio Paparoni, Teorico dell’Arte, ne ha parlato come del Van Gogh moderno, mentre Vittorio Sgarbi, assessore alla cultura, in un’intervista durante la mostra a Milano lo ha definito il “Picasso nero”.
C’è però anche chi, come la giornalista Adriana Polveroni in un articolo sulla mostra di Basquiat a Roma, si chiede:“Più famoso perché nero, eroinomane (muore per overdose nel suo appartamento), amico di Warhol e di tutto il bel mondo newyorkese di Soho o perché grande artista?”.
La risposta forse si trova in un altro articolo ne “Il Venerdì di Repubblica” del 1° Gennaio 2002.
"La verità? Nel caso di Jean-Michel Basquiat, il James Dean della pittura, sembra a portata di mano. Era geniale. Era bellissimo, amava la musica e la moda di Armani, le donne e Charlie Parker. Amava Jimi Hendrix, Alfred Hitchcock, Keith Haring, Andy Warhol. Amava New York e l’eroina, amava Haiti e la pittura…Basquiat lo si è visto, ventenne e in carne e ossa, interpretare se stesso in New York Beat (1980-81): artista di strada, poeta di immagini in libertà, pittore di versi, ragazzo notturno e nottambulo. Il suo funerale al Green-Wood Cemetery di Brooklyn, il 17 agosto dell’88, è stato raccontato come fosse una diretta televisiva".
Biografia

Jean Michel Basquiat nacque a Brooklyn il 22 dicembre 1960. Il padre Gerard era haitiano, la madre Matilde Andradas era portoricana. Nel‘63 nacque la sorella Lisane e nel‘67 la sorella Jeanine.
Fin dai primi esordi scolastici mostrò subito uno spiccato interesse per il disegno, ispirandosi a fumetti e cartoni animati. Scrisse con un compagno un libro per bambini nel quale iniziò a disegnare i suoi soggetti preferiti: macchine, personaggi basati sui film di Alfred Hichcock e libri comici. La madre incoraggiò subito il talento del figlio e spesso lo portava a visitare i principali musei newyorkesi: dal Brooklyn Museum, al Metropolitan Museum ed al Museum of Modern Art of New York.
Nel 1968, venne investito da un‘ auto, mentre giocava a pallone in strada e fu costretto a passare un mese in ospedale: aveva riportato la frattura di un braccio e gli venne asportata la milza. La madre, in questo frangente, gli regalò un testo di anatomia di Gray, che divenne un suo punto di riferimento e di ispirazione negli anni. Gray, infatti si chiamerà anche il gruppo musicale che Basquiat fonderà insieme agli amici Vincent Gallo, Michael Holman, Wayne Clifford, Nick Taylor e Shannon Dowson e dove suonava clarinetto e sintetizzatore.
Nel 1974 la famiglia si trasferì a Portorico e Jean Michel fuggì per la prima volta di casa. Dopo 2 anni i Basquiat tornarono a New York. I rapporti tra l’artista e il padre diventarono sempre più critici, Basquiat scappò di nuovo e venne riportato a casa dalla polizia.
Nel 1976 iniziò a frequentare la City-as-School, situata a Manhattan e destinata a ragazzi problematici, ma dotati. Fu proprio in questa scuola che, nel 1977, strinse amicizia con Al Diaz, un giovane graffitista. I due iniziarono a fare uso di stupefacenti ed unirono le loro capacità iniziando a graffitare per le strade di New York firmandosi con l’acronimo di SAMO “SAMe Old Shit” (la solita vecchia m***a). Le frasi criptiche e di protesta che apparivano al mattino sui muri o sulle lamiere dei vagoni metropolitani, incuriosivano le persone tanto che si scatenò una vera e propria caccia al profeta.
Intanto, sempre insofferente di ogni forma di disciplina, Basquiat lasciò la High School nel 1978, un anno prima del diploma finale e, sempre in quell‘anno, abbandonò la casa paterna. Convisse prima con Diaz, poi con un’amica Alexis Adler. Per vivere vendeva magliette dipinte e cartoline che egli stesso produceva con la tecnica del collage. In un ristorante di SoHo, Andy Warhol acquistò una delle sue cartoline. In quello stesso anno il “Village voice” scrisse un articolo su SAMO. Basquiat per una ricompensa in denaro, rivelò l’identità del misterioso predicatore, tra l’incredulità generale, nessuno infatti sospettava che dietro a tutto ci fossero due diciassettenni. Dopo questo fatto si sciolse il sodalizio con Al Diaz e sui muri di Manhattan apparve l’annuncio “SAMO IS DEAD”, da allora Basquiat non usò più la firma Samo per le sue opere.
Nel 1979 al Mudd Club incontrò Diego Cortez che divenne uno dei primi commercianti delle sue opere e che lo introdusse sulla scena dell’East Village, dove conobbe l’influente critico d’arte Henry Geldzahler.
L’anno dopo Jean-Michel partecipò al Time Square Show, una retrospettiva organizzata da un gruppo di artisti, alla quale parteciperà anche Keith Haring. Da questo evento presero forma due nuove avanguardie della Grande Mela : la downtown (neopop) e la uptown ( rap e graffiti). Glenn O’Brian girò il film-documentario New York Beat, che è uscito nelle sale solo nel 2001 con il nome di Downtown 81, dove Basquiat interpretava se stesso.
Nel 1981 Basquiat partecipò alla retrospettiva New York/New Wave, insieme ad altri artisti come Keith Haring e Andy Warhol. Basquiat non era più un artista di nicchia sconosciuto, infatti venne pubblicato su "Artforum" un entusiastico articolo su di lui dal titolo "Radiant Child", a firma del poeta artista Renè Ricard. Cominciò così la sua ascesa nell’empireo degli artisti di successo: nel marzo del 1982 espose per la prima volta una personale a Modena e, contemporaneamente, a New York nella galleria di Annina Nosei, raccogliendo commenti entusiastici di pubblico e critica. In breve tempo prima la Galerie Bischofberger in Svizzera, poi la Delta di Rotterdam ospitarono una sua retrospettiva. L‘anno successivo produsse un disco Hip-hop.
Nel 1983 strinse amicizia con Warhol che lo accolse nella Factory. Inizialmente il loro rapporto era stato piuttosto freddo, poi cominciarono a frequentarsi e si creò una sorta di rapporto quasi padre-figlio. Il gallerista Bishofberger, osservando Basquiat disegnare con la figlia Cora, lanciò l’idea delle Collaborations o quadri a più mani. In particolare propose a Warhol, Basquiat e Clemente di iniziare 4 tele e passarle poi agli altri. Basquiat intanto continuava ad abusare di droghe e soffriva di attacchi psicotici.
Nel 1985 il N.Y. Times Magazine dedicò all’artista la copertina e un articolo “New Art, New Money: the Marketing of an American Artist.”, fu il culmine della notorietà e l’inizio del declino. A scopo artistico personale dipinse un altro ciclo di opere insieme al solo Warhol, eseguendo oltre cento quadri e allestendo una mostra comune il cui manifesto presenta in maniera eloquente i due artisti come protagonisti di un incontro di boxe. Ma fu un’occasione infelice; la critica accolse con freddezza le tele, anzi alcuni critici definirono Basquiat “la mascotte di Warhol”.Da allora Basquiat smise di frequentare l’amico.
Sempre più in balia della droga, continuò a lavorare instancabilmente e a esporre in tutto il mondo, ma cominciò a passare da un agente all’altro, da una fidanzata all’altra. Aveva attacchi di paranoia e si sentiva sfruttato e manovrato da tutti, Warhol compreso. Quando però nel 1987 Warhol morì, Basquiat cadde in uno stato di prostrazione da cui non riuscì a riprendersi. Tenne una personale a Parigi e lavorò per importanti galleristi americani. Le sue tele si riempirono di demoni e divinità malvagie. Cercò di disintossicarsi girando diverse cliniche.
A Parigi incontrò nel 1987 Outarra, un artista africano, con il quale comprò degli amuleti. Outarra desiderava aiutarlo ad uscire dalla droga per questo voleva portarlo nel suo villaggio e sottoporlo ad un rito di purificazione degli sciamani. Tutto era pronto, ma pochi giorni prima di partire, il 12 agosto 1988, Basquiat venne trovato morto nel proprio appartamento per un‘intossicazione da stuperfacenti.
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Poetica

La pittura di Jean Michel Basquiat non è facilmente classificabile. Egli si definiva un analphabet artist, forse per la somiglianza del suo tratto con quello dei bambini, ma nelle sue opere, primitive, talvolta infantili, si rilevano influenze e citazioni delle correnti artistiche più significative del Novecento. Artista poliedrico, la sua poetica si esprime intorno ad alcune tematiche ricorrenti.
SAMO : IL GRAFFITISMO COME CRITICA ALL’ARTE
Basquiat comincia a entrare nel mondo dell’arte con i graffiti. Le sue opere, a firma SAMO, “poesie di strada”, come furono definite dal Soho News, richiamavano veri e propri rebus, ma al tempo stesso si presentavano come proteste contro la società contemporanea e contro le forme classiche della rappresentazione, del “fare arte”. Talvolta si trattava di dichiarazioni esistenziali, derivanti da un flusso di pensiero continuo, quasi filosofico, di una specie di guru, un nuovo predicatore.
"SAMO come nuova forma d’arte.
SAMO come la fine della religione che ti lava il cervello, della politica inconcludente, della falsa filosofia.
SAMO salva gli idioti.
SAMO per la cosiddetta avanguardia.
SAMO come alternativa al fare arte con la setta “radical chic” finanziata dai dollari di papà.
SAMO come la fine dei confini dell’arte.”
Un’ altra azione critica forte fu, successivamente, la scelta dichiarata di un segno semplice, primitivo, fuori da qualunque regola compositiva, l‘assenza di prospettiva e la visione frontale. “Non sopporto paletti, i quadri io li disegno come quando ero bambino”affermò Basquiat nel documentario “Shooting Star” e ancora "Io non penso all‘arte quando lavoro. Io tento di pensare alla vita".

 
 
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