OPPICI ALDO
 
ARTISTA OPERE MOSTRE IN ASTA
 

Aldo Oppici, Sabbioneta 1908 - Vimodrone 1985.
Aldo Oppici nasce a Sabbioneta il 9 settembre 1908. Nonostante le ricerche condotte in occasione di questa mostra, molto poco si sa sulla sua vita e sulla sua parabola creativa: la scarna bibliografi a concretamente rintracciabile non aiuta, infatti, a chiarire né la sua formazione (che contribuirebbe a comprendere in quali ambiti cercare notizie sul suo conto), né quale sia stato – documenti alla mano – lo sviluppo della sua poetica. Si auspica dunque che l‘esposizione possa costituire lo stimolo adatto a favorire una riscoperta dell‘artista, da operare possibilmente – stante l‘assenza di testi minimamente approfonditi – lavorando sulle informazioni di prima mano che potrebbero essere fornite da parenti ed eredi sfuggiti a questa ricognizione. Tra i pochi dati certi, riportati su alcuni dei più noti dizionari di artisti, si devono segnalare soprattutto la residenza milanese, le presenze ad alcuni premi (nel 1964 ad Acqui Terme, nel 1966 al Premio Gabriele D‘Annunzio a Gardone Riviera, nel 1967 alla Biennale d‘Arte di Milano, nel 1967 ancora ad Acqui Terme e a Milano nel concorso "Antica Valle del Po") e l‘allestimento di un certo numero di esposizioni personali (ad Alessandria nel 1942, a Monza nel 1956, a Busto Arsizio nel 1958, a Cadenabbia nel 1962, a Seregno nel 1967, a Milano nel 1968, a Salsomaggiore nel 1969, ancora a Milano nel 1970).

I due lavori esposti mostrano stili tra loro molto contrastanti, che tuttavia – poste le difficoltà di contestualizzazione di cui si è detto – è assai difficile giustificare univocamente sulla base di considerazioni cronologiche. Più probabilmente, anzi, la radicale diversità tra le due maniere è da attribuire soprattutto alla diversa destinazione dei rispettivi dipinti: mentre il minuscolo paesaggio appare per lo più uno schizzo a carattere privato, tracciato con la libertà corsiva ed immediata del pezzo lirico e per così dire "disimpegnato" (anche se va detto che nella sua spessa e movimentata tessitura cromatica si coglie un consapevole ricordo di Morlotti, sia pur trasfigurato in una più rassicurante modalità "pittoresca"), la più grande veduta urbana su juta sembra, invece, destinata al mercato, ed è forse per questa ragione, dunque, che essa insegue una maggiore leggibilità; tuttavia, anche qui non mancano riferimenti a precisi momenti dell‘arte italiana, dalla levigata compattezza delle forme, che rimanda agli artisti di «Valori Plastici», al tema sironiano della periferia industriale, che viene qui però trattato con una vena molto meno drammatica e semmai più metafisica (si veda l‘effetto vagamente straniante dell‘acquedotto sulla sinistra e soprattutto della grande ciminiera dalla parte opposta), in curiosa consonanza con certi esiti del bresciano Giuliano Prati, più noto come illustratore dei famosi calendari dell‘Editrice La Scuola ma anche discreto pittore. Scompare a Vimodrone nel 1985.

 
 
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